Poesie diverse hanno attraversato l’incontro di mercoledì 7 novembre. “Il pianoforte nero” di Gabriella Valera dentro una città senza stelle per troppa luce, i petali sfogliati da Ottavio Gruber, gli incantevoli percorsi di Elena Giacomin, la struggente semplicità di Vittorio Comisso o le proposte sempre interessanti di Mark Veznaver (questa volta è stata letta una poesia di Elizabeth Bishop, che negli anni 50 ebbe il coraggio di affermare la sua omosessualità) hanno dato il via a riflessioni sulla genesi di ciascuna poesia e su come ogni poesia “somigli” al suo autore: poesia e linguaggio esaltano la diversità in tutti i suoi valori.
A creare però un momento di particolare attenzione sono state le poesie di Giusy Billone che con un linguaggio davvero interessante ha svelato la forza contraddittoria della tentazione e dell’amore: un amore fatto di carne, e, lei ci ha rivelato, realmente tentatore. Del resto basta leggere la sua poesia per riconoscerne la verità.
Tentazione
Dimori nel luogo più oscuro della mia anima,
nella notte danziamo sui morti, al suono di macabre melodie.
Il tuo artiglio affilato come lame, squarcia il mio corpo,
e lo condanna alla dannazione di un’eterna agonia.
Il fuoco mi consuma ma non sono capace di oppormi al tuo volere,
sei il male,
il peccato,
la morte,
tuttavia rinuncerei alla promessa del paradiso per assaporare ancora un tuo respiro,
un tuo sguardo,
un tuo bacio.
Mentre mi allontano dalla mia umanità,
divento tenebra,
concubina di un angelo caduto,
ma non mi importa, in fondo non ho mai conosciuto la luce.
PS. Sul tavolo in una delle foto qui sotto campeggia il nostro “Home” regalato da Elena Giacomin, dipinto da Giusy Billone con i colori blu e verde acqua intenso: i colori del mio abito di nozze, ha detto Gabriella. Solo un caso? una poetica coincidenza. Home è il nostro simbolo.